Che fare?
In questi ultimi tempi stiamo assistendo a quella che si può considerare una corruzione irrimediabile della politica. Un generale e inarrestabile avanzamento delle destre coinvolge la maggior parte delle democrazie (o democrature?), con piena soddisfazione degli elettori, che sembrano ben felici di delegare le responsabilità politiche a qualche uomo o donna della Provvidenza.
La logica della produttività, del profitto e del guadagno sta prevalendo su logiche più umane e questo sancisce il prevalere degli interessi del capitale su qualunque altro interesse, inclusa la dignità umana.
La libertà di espressione è messa costantemente in pericolo non solo attraverso la repressione esplicita, ancora abbastanza rara, ma anche attraverso una sorta di “censura popolare” basata su una morale totalmente infondata. La tendenza alla iper-semplificazione, rappresentata dalla disgraziata formula “io sto con…”, che riduce l’analisi delle situazioni, il dibattito dialettico e l’espressione di opinioni in confronto ad un becero allinearsi con la posizione di una di due parti (e non più di due).
…E la sinistra si trova a contrastare singoli eventi o posizioni rimanendo sempre divisa e senza aver elaborato un punto di vista organico e comune, prestando così il fianco a critiche di incoerenza e doppia morale; ultima quella di schierarsi con la Palestina senza tener conto che Hamas ha imposto la sharia, che limita fortemente la libertà delle donne che, invece, viene difesa per le donne iraniane.
Ma allora, che fare?
Continuare a rincorrere le esternazioni della destra, le prese di posizione dell’Europa, anch’essa incerta? O fermarsi un momento a riflettere sulle posizioni da assumere in un quadro di sinistra organica e strutturata?
Mi vengono in mente alcune indicazioni che seguirei in una situazione di emergenza come quella che viviamo, per diversi motivi.
- ridefinire i termini che stiamo usando nelle diverse polemiche; definire che cosa intendiamo per democrazia e in che cosa ci differenziamo dal concetto di democrazia liberista (all’americana), che cosa significa essere fascisti e anti-fascisti, dal momento che siamo in pena confusione tra fascismo come il governo del ventennio, e fascismo come mentalità, che cosa intendiamo per lavoratori, solo gli operai o tutte quelle forme di precariato su cui si fonda gran parte della produttività in un mondo capitalista e molti altri termini su cui grava una pesante confusione.
- Impegnarsi a respingere on forza affermazioni e prese di posizione che non siano documentate e ragionevolmente certe; il governo ci sta abituando a sorbire ogni sorta di mistificazione sull’aumento dei posti di lavoro, sulla posizione dell’Italia nel quadro internazionale, sui migranti ecc.
- Elaborare una visione unitaria ed equilibrata dei diritti civili che tenga conto dei problemi di genere, senza estremismi, dei problemi di libertà di espressione e di pensiero, dei diritti del cittadino
- Elaborare una posizione equilibrata ed autonoma sulla politica estera e sullo schieramento cui allinearsi; il nostro atlantismo sembra a volte richiedere atti servili dai quali dovremmo liberarci contribuendo ad un rafforzamento della politica estera europea
- E la cosa più difficile sarà elaborare un modello economico e sociale robusto ed opposto al liberismo selvaggio del neo-capitalismo, nonché allo strapotere delle grandi lobbies internazionali. Si dovrà, inoltre, tener conto della crescente immissione di tecnologie nella produzione, che finirà per richiedere una drastica riduzione della forza lavoro a favore di un’automazione completa della fabbrica. Sarebbe anche da rivedere il rapporto tra finanza e produzione: oggi molto del capitale “si muove” grazie ad operazioni finanziarie che non producono niente, anche perché la produzione è stata rinviata a paesi in via di sviluppo dove la mano d’opera ha costi bassi.
Capisco che questi 5 compiti richiedono un’elaborazione attenta e probabilmente difficile e lunga, ma non mi sentirei di prendere ulteriormente posizioni che non siano fondate su una robusta base ideologica. Ed è il momento di mettersi al lavoro formando gruppi di discussione ed elaborando analisi e teorie.
Prof. Giacomo Ferrari
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Inserisco questo commento su richiesta dell’amico Franco Gabotti:
Provo aggiungere all’elenco di Giacomo un punto sicuramente fondato su un’altrettanto robusta base ideologica, immaginando l’ideologia come sostanza da crescere senza preconcetti in un campo incontaminato. E non temo il rischio di derive di crescita verso la destra, se il concime è quello naturale della cultura umanistica contemporanea.
Già che ci sono, una volta per tutte vorrei sconfessare il presunto stigma attribuito alla “sinistra” come millantatrice del monopolio morale e culturale. Ebbene, nel panorama internazionale recente e contemporaneo non conosco artisti di destra, o quantomeno schierati dal punto di vista delle politiche attive sul fronte dei nazionalismi nelle loro varie sfaccettature. Laddove l’intelligenza si sviluppa nelle sane esercitazioni visionarie e poetiche non esiste sopraffazione, autoritarismo e cultura dell’egemonia.
Il sesto punto, di fatto, mi sembra importante per dare slancio e seguito ad ogni iniziativa cogente, irrinunciabile per agganciare al futuro il divenire delle imminenti generazioni umane: si tratta della promozione e di ogni forma di arte e dell’educazione al suo ascolto.
Franco Gabotti