l’Italia si è trovata d’accordo con la Francia e la Germania nel continuare a permettere l’utilizzo di glifosati in agricoltura, ma in solitudine vieta la produzione e la commercializzazione di carne coltivata.
In entrambi i casi, in senso contrapposto, viene ribadito il principio di precauzione.
Del glifosato non è dimostrata la nocività, della carne coltivata non è dimostrata la salubrità.
Nella realtà le indicazioni del mondo scientifico dirigono, in entrambi i casi, in espressioni opposte al nostro governo e, in Europa, ai rappresentanti che vantiamo nel Parlamento Europeo.
È con un certo senso di fastidio che si realizza un’equazione ricorrente: le ragioni delle battaglie alla chimica in agricoltura e agli allevamenti intensivi sono sostenuti storicamente da fonti che, anche in malafede, vengono individuate nello schieramento ecologista, quindi di sinistra.
Sull’altro fronte c’è la politica del fare e delle lobby.
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